Il gioco d’azzardo in Sardegna e il decreto Dignità
- Scritto da Effe_E
Informazione e sensibilizzazione sono i cardini della lotta al gioco patologico. Ma il Decreto Dignità rischia di limitarne l’azione.
1 miliardo e 643 milioni, vale a dire 100 milioni in più rispetto l’anno precedente. A tanto ammonta la spesa della popolazione sarda per quanto riguarda il gioco d’azzardo. La regione, infatti, è ai primi posti nella classifica nazionale non per le somme giocate, quanto per il numero di macchinette e nuove imprese legate al gambling.
Lo rivela Vittorio Pelligra, professore di Politica Economica all’Università di Cagliari, esperto di ludopatia e fondatore del gruppo Slotmob. A inizio anno, in occasione della discussione della legge regionale sul gioco d’azzardo, aveva parlato dell’importanza di creare una normativa “sostenere le iniziative di quei Comuni che sono scesi in campo contro il gioco d’azzardo stabilendo distanze e orari. L’assenza di una legge rappresenta un segnale di debolezza rispetto ai concessionari che sono una lobby potentissima”.
Serve informazione e sensibilizzazione. Due grandi fattori che prima rientravano nell’altrettanto grande mare della pubblicità e dei rapporti con l’utenza. Ma dal 15 luglio scorso è entrato in vigore il Decreto Dignità, la riforma voluta da Luigi Di Maio che, in primo luogo, rende illegale qualsiasi tipo di sponsorizzazione o comunicazione del gioco a vincita. Da questa estate la pubblicità è infatti bandita dai mass media generalisti quali tv, radio, stampa periodica.
Tanti i dubbi su questa legge, visto che il confine tra divieto assoluto e parziale è ancora molto sottile. Quello che è certo, per ora, è che ci saranno due grandi segni meno: quello dell’informazione all’utenza e quello dell’economia. Basti prendere come esempio il mondo del calcio, il settore che forse più di tutti prendeva sostentamento dagli investimenti e dalle sponsorizzazioni del gioco d’azzardo. La perdita totale è quasi di 100 milioni, con molte squadre della Serie A che sono costrette a stracciare i ricchi contratti che avevano stipulato con le aziende leader di scommesse sportive. Tra queste anche il Cagliari, che aveva Eurobet come Betting Partner e che ora dovrà fare a meno di questa fonte di reddito. “Una follia. Lo scopo è di ridurre la dipendenza? Ma così si alimenterebbero le puntate all’estero, per non parlare dei circuiti illegali – ha detto il patron del Genoa Enrico Preziosi - È un provvedimento senza senso e populista, che penalizzerebbe un sistema come quello calcistico che già fatica a stare in piedi”.
E di questo si è tornato a parlare all’IGB Live di Amsterdam, lo scorso luglio, in una kermesse dedicata al settore del gioco online a livello internazionale. L’obiettivo era quello di fare il punto della situazione e capire come muoversi per il futuro. Le cose possono cambiare in fretta: le elezioni politiche di ottobre o novembre saranno il punto di svolta anche in questo senso.