Torna in Sardegna l'incubo femminicidio
- Scritto da Effe_Pi
A Villacidro un uomo soffoca la ex fidanzata e fugge per le campagne: arrestato poche ore dopo.
L'incubo del femminicidio torna anche in Sardegna: stamattina, un uomo, Giuseppe Pintus, è fuggito per le campagne di Villacidro dopo aver soffocato la ex fidanzata, Marta Deligia, in un'auto parcheggiata nelle vie del paese, per essere poi arrestato qualche ora dopo. Il drammatico fatto di cronaca è stato annunciato dall'omicida con una telefonata ai Carabinieri, in cui annunciava di volersi suicidare, e successivamente in un'altra alla sorella, dove diceva che non voleva fare "trent'anni di galera". I media italiani degli ultimi anni sono pieni di notizie legate all'assassinio di donne, non sembra essere servita a molto nemmeno una dura legge sullo stalking, che punisce chi molesta il suo bersaglio con continue telefonate, messaggi e richieste d'incontro, che spesso sono individuati come il preludio di tragedie come quella di stamattina a Villacidro. Anche in questo caso, infatti, è andata così: la giovane aveva subito mesi di stalking dall'uomo, con il quale la relazione si è conclusa qualche mese fa, ma questo non ha impedito che l'ex potesse trasformarsi in assassino "per gelosia", come lui stesso ha confessato.
Anche per l'isola questo tipo di eventi non sono certo una novità: nonostante sia una società per molti aspetti matriarcale, gli episodi sono fin troppi. Il Parlamento ha appena approvato una legge specifica sull'argomento, che tra le altre cose prevede l'arresto per i maltrattamenti familiari in flagrante, ma il problema vero è cercare di capire cosa abbia spinto in ben 100 casi, nel solo 2012, gli uomini a uccidere le proprie compagne o ex. La follia di chi commette femminicidio non può essere derubricata a follia tout court, appunto, ma va invece ricercata nelle sue profonde cause culturali e nelle pratiche di coppia che quasi tutti portiamo avanti. La violenza non è sempre e solo quella del bruto ignorante, dell'uomo "sbagliato" che le donne non dovrebbero mai scegliere (sicuramente una componente reale del problema), ma spesso viene da uomini che fino a qualche ora, giorno o mese prima erano compagni premurosi, pacifici e innamorati. Anche sui social network e nella cultura "elevata", dai libri al cinema, non solo maschilismo e misoginia ma anche lo stalking e l'uccidere (e morire) per amore sono componenti tradizionalmente esistenti, e sicuramente il femminicidio è nato molto prima del termine, solo che fino a pochissimi anni fa finiva nella cronaca nera mentre ora ci si fa molta sociologia.
L'omicidio di una donna, visto da un uomo come chi scrive, non viene da un raptus o da una malvagità insita e nascosta di chi lo commette: cresce invece in un humus culturale in cui la donna è temuta e al tempo stesso da molti disprezzata, considerata essere estraneo e dififcile da decifrare, quindi pericoloso per quanto attraente. Cresce quindi in un modo di vivere il rapporto di coppia pieno di aggressività, da entrambe la parti, ricco di pratiche aggressive che poi sfociano in comportamenti violenti, spesso solo verbalmente, gelosie maniacali, tentativi rabbiosi di umiliare l'altro quando viene meno il sentimento che ha tenuto insieme fino allora. Quindi ben vengano le leggi, i centri antiviolenza sulle donne, che peraltro in Sardegna sono solo cinque, di cui tre a Cagliari uno a Nuoro uno a Sassari, ma quello che serve è un modo di affrontare le nostre debolezze (in primis quelle maschili ma non solo), ed evitare che quell'irrazionalità tipica dei rapporti di coppia possa degenerare e trasformarsi davvero, come troppo spesso accade, in impazzimento temporaneo capace di uccidere.