Voucher boom: in Sardegna li usano anche comuni e regione
- Scritto da Effe_Pi
Nell’isola è altissimo il ricorso da parte di aziende ed enti al criticatissimo sistema di pagamento basato sui “buoni lavoro”, usati anche dall’amministrazione di Buggerru e dalla RAS.
I voucher sono sulla “lista nera” di chi contesta le politiche sul lavoro degli ultimi anni, nel 2017 ci potrebbe essere un referendum per tentare di eliminarli, e nel mondo politico e sindacale li si definisce da più parti senza esitazioni una forma “di schiavitù”. Questi buoni lavoro hanno infatti conosciuto un vero e proprio boom negli ultimi anni, soprattutto nelle regioni più colpite dalla crisi economica, come la Sardegna, dove nel 2015 c’è stato un incremento dell’82% nell’uso di questo strumento, 15 punti sopra la media nazionale italiana. Ad usarli non sono state soltanto, in maniera massiccia, le aziende che lavorano nei settori del turismo e del commercio, ma anche le pubbliche amministrazioni, sia comunali che regionale: ad esempio, un’amministrazione sarda che vi sta facendo ricorso è il comune di Buggerru, che sul suo sito internet propone un bando per “ricercare personale disponibile a svolgere prestazioni lavorative accessorie”, con questa particolare “modalità di prestazione lavorativa, la cui finalità è quella di regolamentare quelle prestazioni occasionali che non sono riconducibili a contratti di lavoro, in quanto svolte in modo saltuario”.
Quello adottato del comune sardo sarebbe lo spirito originario dei voucher, che servirebbero a far emergere il “nero” legato soprattutto ad attività occasionali e di breve durata, quelle che in passato spesso e volentieri venivano svolte senza nessun tipo di contratto. I buoni hanno un valore di 10 euro, di cui 7,5 vanno al prestatore d’opera e 2,5 in contributi, sono erogati dall’Inps e possono essere acquistati dal datore di lavoro anche alle Poste, dove poi i soldi possono essere ritirati da chi ci viene pagato, anche se nel caso di quelli digitali i soldi finiscono su un’apposita carta stile Postepay.
Il problema però è che spesso si è abusato di questo strumento, visto che il limite annuo di reddito che il lavoratore può raggiungere coi voucher è stato portato dal Governo Renzi a 7000 euro netti (quasi 10mila lordi) e spesso per molti lavoratori, specie giovani, questa diventa l’unica modalità di lavoro che si riesce ad ottenere sul mercato. I loro detrattori sostengono anche che il boom sia legato direttamente al crollo dei contratti a tempo indeterminato, che in Italia, nel 2016, sono scesi di circa il 32%.
E i voucher sono arrivati anche in Regione Sardegna, già con la precedente Giunta Cappellacci, attraverso 5000 tirocini formativi (era il programma “Sardegna Tirocini”), tutti pagati coi buoni lavoro, ma anche i successori di centrosinistra, vale a dire il governo di Francesco Pigliaru, ne hanno rinnovato l’utilizzo, stavolta per il programma “Flexicurity”, in cui sono stati distribuiti alle aziende 23 milioni di euro per assumere disoccupati di età “a rischio” (tra i 40 e i 59 anni), con tirocini preliminari sempre pagati in voucher, anche se ad onor del vero in questo caso è previsto anche un “bonus occupazionale” per il successivo contratto.
L’utilizzo dei contestati buoni non risparmia nemmeno amministrazioni guidate da forze politiche che a livello nazionale li contestano, come il Comune di Torino, guidato dal Movimento 5 Stelle con la sindaca Chiara Appendino: nel caso piemontese, verranno infatti utilizzati voucher per pagare i giovani dai 18 ai 29 anni selezionati come mediatori linguistici dell’ufficio immigrazione.
Foto: Sinistra Ecologia Libertà su Flickr