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Regionali 2014: Relazioni con stato italiano ed Europa

  • Scritto da Carlo_Pala

Regionali 2014 Relazioni con stato italiano ed EuropaTra vertenza entrate e zona franca: i candidati affrontano Italia ed Europa.

Ciò che appare evidente nella trattazione dei temi inerenti il rapporto con lo Stato è l’approccio al problema dei problemi per la Sardegna oggi, ovvero la famosa vertenza entrate. Il fil rouge che accompagna tutte le proposte politiche si muove nella dimensione della risoluzione della vertenza. Le diverse proposte vanno, come era evidente, da una forte contrapposizione con lo Stato centrale (ad esempio, il Fronte Indipendentista Unidu) fino ad una vertenza da riaprire e risolvere fermamente con un dialogo aperto con lo Stato centrale (il centro-sinistra). Era facile pensare che la vertenza entrate potesse egemonizzare il dibattito politico per queste regionali, come la recente letteratura politologica ha tentato di mostrare. Infatti, i sardi hanno risposto a un questionario in cui gli aspetti finanziari non sono mere disquisizioni tecniche ma, come l’esperienza del “Fiocco Verde” mostra bene, sono diventati patrimonio comune della società sarda. Ecco perché il tema della vertenza entrate è citato da tutte le coalizioni.

In relazione a questo aspetto, un altro elemento che si può considerare è la necessità avvertita da tutte le forze in campo di costituire una Agenzia Sarda delle Entrate: se diversi sono i metodi e le ragioni politiche (la contrapposizione forte e la necessità di superare Equitalia da parte di Pili, fino alla creazione di uno strumento autonomo come voluto dalle varie posizioni indipendentiste e dal centrosinistra), resta uguale la necessità di percorrere la stessa strada. Il rapporto con lo Stato in relazione alla politica finanziaria e di bilancio richiama la vertenza entrate e l’Agenzia sarda delle Entrate per tutti gli schieramenti.

Diverso è invece l’approccio sulla zona franca, cavallo di battaglia del centrodestra di Cappellacci. Pigliaru e la sua coalizione non disconoscono il problema (anzi, propongono l’adozione di una misura più specifica, come quella delle Zone Economiche Speciali), ma tentano di smontare il disegno del centrodestra, insistendo molto sul pericolo che l’adozione della zona franca determinerebbe per la Sardegna la perdita delle compartecipazioni, così come previste all’art. 8 dello Statuto. Sul tema non si esprime la coalizione Sardegna Possibile, lasciando alle parole come “autodeterminazione” e “dipendenza” la soluzione della causa per la quale la Sardegna vive un momento di forte costrizione economica. Il movimento di Gigi Sanna incentra sulla zona franca il suo discorso politico, sebbene non chiarisca gli aspetti attuativi della proposta. Cappellacci e la sua coalizione, invece, pongono in maniera intelligente il problema della zona franca con la questione dell’insularità, al fine di rafforzare la proposta politica. In effetti, il centrodestra è forse la coalizione che più ha inciso, pur dovendo pagare pegno nei confronti di Pili, sul tema dell’insularità e della continuità territoriale. Due aspetti centrali della proposta politica del centrodestra.

Di rilievo il disegno su come ricostruire la Regione, a partire dalla riscrittura dello Statuto. Il centrosinistra dedica pagine molto importanti su questo aspetto, parlando di qualità delle istituzioni e della burocrazia, cercando di fornire soluzioni (come farà anche Pili con il suo progetto di “burocrazia zero”) praticabili. In tal senso, è ben visibile il paradigma evidenziato dalla scienza politica dell’amministrazione come New Public Management, ovvero un modello di gestione della Pubblica amministrazione che guarda al risultato e all’efficienza piuttosto che alla gerarchia dei processi e alla congruità delle norme giuridiche. Elemento di questo aspetto tra tutte proposte di Pigliaru, sono la trasparenza della PA regionale coi cittadini, l’abolizioni di enti (ma non si dice quali), la limitazione della legislazione e il contestuale miglioramento dell’esistente. Ecco perche si vuole inserire un processo di valutazione delle politiche pubbliche e dell’azione amministrativa come mai in Sardegna è stato fatto.

La riscrittura dello Statuto e l’adeguamento dello stesso alle mutate condizioni socioeconomiche, politiche e culturali della Sardegna sono essenziali. Devias colloca in maniera centrale la questione delle servitù militari e dell’occupazione militare come un motivo di forte ingerenza dello Stato centrale: il tema dell’indipendenza per il FIU è legato anche a temi come questi. Murgia pensa invece alla questione della dipendenza dell’isola. Partendo dall’analisi socio-storica della Sardegna, essa mira a disegnare un rapporto che va ribaltato. Benché non si parli mai di “indipendenza”, è chiaramente desumibile il fine dell’analisi. Il contesto italiano non viene misconosciuto (come fa invece Devias sugli stessi temi) ma anzi si apre una prospettiva politica nuova. Ciò che in altre sedi ci siamo permessi di definire “indipendentismo dialogante”, costituita da una dimensione in cui Sardegna e stato centrale non siano su due piani diversi.

Infine, il rapporto con l’Unione Europea. Questo è ribaltato per due coalizioni: il centrosinistra che ridefinisce con l’UE il modo di spendere le risorse, mentre per il centrodestra si ha la sensazione di una controparte quando nega la zona franca e la peculiarità sui trasporti. L’azione di lobbying positiva per Sardegna Possibile è l’unica soluzione: il riconoscimento quindi di una UE che ha bisogno della Sardegna e viceversa, soprattutto al fine di creare quel contesto politico in grado di far dialogare le diverse sponde del mediterraneo con la Sardegna in mezzo. Le altre opzioni politiche sembrano prestare invece scarsa o nulla attenzione all’UE.


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TABELLA RIASSUNTIVA


Cominciamo il domani  Pigliaru La coalizione di Centrosinistra attribuisce ai temi fiscali, a quelli del ripensamento della macchina regionale e dello Statuto, alla qualità istituzionale e al rapporto con l’Unione Europea grande importanza. L’idea della “zona franca” viene rigettata in funzione della più attuabile “Zona Economica Speciale” che agirebbe su specificità territoriali, sottolineando che con la zona franca l’isola perderebbe buona parte delle sue compartecipazioni. Perciò, occorre riprendere la vertenza entrate e creare l’Agenzia Sarda per le Entrate. Si insiste inoltre sul livello qualitativo delle performance regionali, proponendo un modello di regione da New Public Management, ovvero legato a una concezione della macchina orientata al risultato. Il rapporto con l’UE definisce un nuovo ruolo della Sardegna, concentrato su poche aree di policy e di efficienza nella spesa pubblica.

Fronte Indipendentista Unidu Devias Il Fronte Indipendentista Unidu prevede, forse in contrasto con il libero commercio, che l’obbligo fiscale sia dovuto a chi opera in territorio sardo. Inoltre, la proposta di fare della Regione il diretto ente riscossore dei tributi, per ricalcolare le imposte tenendo presenti le realtà produttive isolane. Se nessun specifico elemento pare essere dedicato all’UE, diverso è l’ambito delle servitù militari, a cui il FIU riserva una parte corposa del proprio programma: cancellazione immediata di tutte le servitù militari, appoggio a un progetto anti-militarista da veicolare a scuole e università, riconversione delle zone soggette ad attività bellica.

Movimento Zona Franca Sanna  Il Movimento Zona Franca di Gigi Sanna, com’era facile attendersi, concentra sul progetto di zona franca il vincolo per la rinascita economica e sociale della Sardegna. Pur prevedendo anch’esso un sistema di Agenzia sarda delle Entrate, si afferma la necessità di chiudere Equitalia e di ottenere la piena sovranità su alcune aree di politiche pubbliche come quelle alimentari ed energetiche.

Sardegna Possibile
 Murgia
La coalizione “Sardegna Possibile” insiste da subito sul principio di autodeterminazione e sul relativo “nodo di dipendenza da sciogliere”, peraltro affermati in maniera non chiara. Una certa insistenza viene data alla Agenzia Sarda delle Entrate come precondizione per la gestione in loco dei tributi. In relazione al rapporto con l’UE si chiarisce la necessità di un processo di lobby e lo scorporo del collegio Sardegna-Sicilia; infine, l’UE dovrebbe essere un organismo in grado di favorire i rapporti tra le due sponde del Mediterraneo con una Sardegna protagonista. Interessante il punto in cui, per rafforzare il bilancio sardo, si propone un ruolo al mondo del volontariato e del terzo settore in genere.

Schiena dritta, testa alta Pili La coalizione guidata da Mauro Pili parla anch’essa di autodeterminazione, attraverso il progetto PARIS, che vuole abbattere le discriminazioni del popolo sardo a livello nazionale ed europeo. Questo prende a riferimento alcuni assi in cui si ritiene che le condizioni dell’isola siano strategiche: la situazione dei trasporti e l’insularità, il bilancio regionale e la vertenza entrate e la dipendenza energetica. Si intende col progetto in questione misurare oggettivamente il divario dell’isola per poi poter richiedere la soluzione ai problemi. A tal fine, verrà realizzata una legge sulla piena sovranità che spiega per punti (alcuni in modo lacunoso) come ottenerla. Infine, una opposizione netta ad Equitalia e, per una Regione a “burocrazia zero”, un piano specifico per limitare l’intervento regionale per i cittadini.

Ugo Cappellacci presidente Cappellacci Il Centrodestra dedica poco spazio a queste tematiche, ribadendo però il cavallo di battaglia di Cappellacci nella sua campagna elettorale: la zona franca integrale. A tal proposito si parla di una rinegoziazione con l’UE e lo Stato per ottenere una linea di sviluppo essenziale. Inoltre, un concetto forte è quello della continuità territoriale e del principio di insularità, elementi messi a corollario dell’ottenimento della zona franca integrale. Il tono è piuttosto “battagliero” nel momento in cui si proclama che “per la difesa intransigente dell’Autonomia non faremo sconti a nessuno”.
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