Lingua sarda: si investono solo 2 euro per cittadino
- Scritto da Effe_E
L’accusa lanciata da ProgReS alla Giunta Pigliaru, fondi molto inferiori rispetto a Catalogna e Corsica, la Firino: nel 2017 programmi in sardo sulla Rai.
Sulla lingua sarda si investe poco, anche in Sardegna. È il paradosso denunciato dal movimento indipendentista Progetu Repùblica de Sardigna (ProgReS), che ricorda la mancata approvazione di un nuovo Piano per la valorizzazione della lingua e della cultura sarda da parte della Regione Sardegna, a quasi tre anni di distanza dall’insediamento dell’attuale Giunta. Secondo ProgReS, si può quindi parlare “di fallimento della coalizione di centrosinistra”, ancora più evidente se confrontato con l’operato “di nazioni come la Catalogna e la Corsica”: i catalani hanno infatti destinato all’attuazione del piano annuale di politica linguistica, secondo gli ultimi dati disponibili (che risalgono però al lontano 2010), ben 21,20 euro per abitante, i corsi per il 2016 ne hanno stanziati 12,35 per ogni cittadino, mentre i rappresentanti sardi nel 2015 spendevano “appena 4 milioni di euro”, vale a dire “2,42 euro per abitante”, non dimostrando “nessuna capacità – e ancora meno lungimiranza – in tema di politica linguistica e sulla responsabilità storica di difendere il nostro patrimonio immateriale più importante”.
Catalani e corsi investono di più sulla lingua
Entrando nel dettaglio, secondo ProgReS i catalani avrebbero speso lo 0,49% del loro intero budget e il 66% di quello investito in cultura per la lingua (si parla di oltre 159 milioni di euro), mentre la Corsica ha speso in valore assoluto quanto la Sardegna (circa 4 milioni di euro), che però sono lo 0,32% del loro intero bilancio e il 28% dei milioni investiti in cultura, con la prospettiva di aumentare la percentuale al 68% entro il 2020. I corsi hanno una percentuale migliore perché il loro bilancio generale è molto inferiore a quello sardo, del resto sull’isola “gemella” abitano appena 320mila persone: la Sardegna invece nel 2015 ha investito sulla lingua lo 0,054% del suo budget generale e il 6% di quello riservato alle politiche culturali.
A finire sotto le critiche degli indipendentisti, quindi, è in primo luogo l’assessore alla cultura Claudia Firino, di Sel, parte di un governo regionale che avrebbe “a cuore il folklore sardo piuttosto che la cultura sarda”.
Nel 2017 tornano i programmi in limba sulla Rai
Proprio Firino però ha partecipato nei giorni scorsi, a Sassari, a un’assemblea sulla possibilità che la tv pubblica italiana avvii una serie di trasmissioni in limba, dopo le polemiche dei mesi scorsi, e ha assicurato che è vicina una convenzione tra Regione e Rai, che secondo la responsabile della Cultura della Giunta Pigliaru sarà “firmata entro poche settimane”, e grazie alla quale già nel 2017 “si aprirà uno spiraglio importante per la programmazione radiotelevisiva in lingua sarda. Dobbiamo dare priorità alla questione linguistica e al riconoscimento del valore delle sedi regionali di Sassari e Cagliari”. Secondo le anticipazioni diffuse durante il convegno, organizzato dall’Istituto Camillo Bellieni, sono stati stanziati 200mila euro in finanziaria: ciò consentirà la ripresa dei programmi radiofonici, ma rispetto al passato la grande novità dovrebbe essere l’introduzione di alcuni passaggi televisivi.
Nonostante gli impegni presi dal governo italiano, nell’eventualità in cui la trattativa non dovesse andare subito in porto esiste un piano B, basato sull’articolo 12 della legge 482, che come ha spiegato Firino “prevede la possibilità per le Regioni di stipulare apposite convenzioni con la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, e di concretizzare appositi accordi con emittenti locali. Siamo propensi a restituire al sardo pari dignità rispetto al friulano e le altre lingue di vocazione nazionale e regionale”.