S'Antenna 'e Pranu Sanguni: tra scienza e leggenda
- Scritto da Effe_Pi
Uno dei più grandi telescopi del mondo si trova nel territorio di San Basilio, in una zona dove San Giorgio avrebbe combattuto contro il drago, ma il territorio non sembra finora averne tratto grande beneficio economico.
Di Enrico Lecca
La leggenda vuole che Pranu sanguni sia stato teatro di uno scontro epico: San Giorgio contro il Drago. Vagando a cavallo per quelle terre S. Giorgio si trovò dinanzi un terribile drago a 7 teste che terrorizzava gli abitanti dei villaggi circostanti. Allora il santo, con ineguagliabile sprezzo del pericolo si lanciò all'attacco e sguainata la sua luccicante spada, riuscì a ferire mortalmente l'orribile mostro, che morì dissanguato dopo aver inondato il campo con il suo sangue rosso brillante. Il sangue del drago macchiò la terra e la rese sterile, infatti ancora oggi nel punto dello scontro non cresce nient'altro che un erbetta grassa di colore rosso. Pranu sanguni deve il suo suggestivo nome probabilmente a questa leggenda, oppure alle tante battaglie che qui si sono combattute tra nuragici e romani. Non si ha certezza della sua origine, come di quella di tanti altri toponimi la cui origine si perde nella notte dei tempi.
A Pranu 'e sanguni i vasti pascoli che si alternano ad alcune aree di rimboschimento e il vento, che soffia quasi incessantemente durante tutto l'anno, rendono il paesaggio un luogo ideale per chi vuole godere della pace che solo la natura sa donare. Il silenzio viene interrotto ogni tanto dalle poche auto che sfrecciano sulla strada che collega il paese di Silius con il paese di S. Andrea Frius, e poi da un altro rumore che proviene dal centro della vallata, proprio davanti a dove secoli prima un trionfante S. Giorgio avrebbe assistito alla lenta agonia del Drago. Il rumore proviene dal movimento di 16 ruote, che scorrendo su una rotaia circolare lunga 40 m, permettono ad un colosso di 3000 tonnellate di ruotare su sé stesso. Il colosso in questione è il Sardinia Radio Telescope (SRT), il Radiotelescopio più grande e più tecnologicamente avanzato mai costruito in Italia (secondo al mondo per dimensioni) alto quasi 70 metri, quanto un palazzo di venti piani. L'SRT è davvero importante per la ricerca scientifica in quanto, nonostante la sua impressionante mole, è uno strumento di altissima precisione in grado di analizzare il cielo come se fosse sotto la lente di un microscopio. I lavori per la sua costruzione vennero iniziati nel 2003 e si conclusero con l'inaugurazione il 30 settembre 2013. Dieci anni di lavoro e oltre 60 milioni di euro per completare un'opera che oggigiorno è perfettamente funzionante e offre il suo contributo al mondo scientifico. Nel 2010 si temette un improvviso stop ai finanziamenti da parte della allora ministra Gelmini, dovuto ai tagli alla spesa pubblica.
Un pericolo scongiurato anche dall'impegno del Comitato Pro Sardina Radio Telescope, che diretto dal sanbasilese Max Cordeddu, coinvolse oltre ai semplici cittadini anche importanti nomi della scienza, come Margherita Hack. Insomma una bella storia, ma L'SRT come detto opera e da il suo contributo alla scienza, non fa parte di quel nutrito gruppo di opere incompiute che deturpano il paesaggio e non producono un bel niente: volendo però allargare il discorso, e andando ad indagare su cosa abbia portato al territorio, c'è da rimanere un po’ delusi. Un'opera tanto importante, di livello non solo nazionale ma addirittura mondiale, ha portato al territorio di San Basilio e dintorni davvero poco o niente. Quando in paese si presentò il progetto ci fu grande entusiasmo, si parlava di costruire alloggi, mense, lavanderie e tutto quello che poteva servire ai tanti scienziati e cervelloni che si sarebbero trasferiti a San Basilio. Si fece un gran parlare di questa opportunità per il paese e i suoi abitanti, alcuni iniziarono a immaginare come sarebbe stato vivere con gli scienziati, tanti dei quali, si diceva, stranieri. E poi c'era il turismo, chissà quante persone avrebbe attirato una cosa del genere e quanti posti di lavoro avrebbe creato.
Si sognava in grande, e a dire la verità i presupposti c'erano (o ci sono?) tutti. La costruzione dell'SRT creò qualche posto di lavoro, qualche ragazzo lavorò al cantiere. Dopo l'inaugurazione del 2013 però, di scienziati e tecnici nemmeno l'ombra, nessuna faccia nuova, nessun camice bianco in giro per il paese. Il centro operativo dell'SRT si trova a Selargius e non a San Basilio, come si sperava. Tutte le operazioni vengono effettuate da Selargius dove è stato realizzato un Campus con planetario, biblioteche, sale a tema e altro. A Pranu Sanguni dal 2011 si può visitare gratuitamente il sito astronomico, accompagnati da un ricercatore, solo su prenotazione nelle giornate di venerdì. Accontentarsi di questa situazione sarebbe davvero grave e rinunciare a cogliere l'occasione che nonostante tutto ci offre il SRT, equivarrebbe a condannare la comunità di San Basilio e il territorio all'inesorabile spopolamento. A Pranu sanguni non c'è un bar, un ristorante, una bancarella, un info point, niente di niente; niente a parte pascoli, alberi, vento e uno tra i più grandi e tecnologicamente avanzati Radiotelescopi del mondo.