Calcio: ogni maledetta domenica in Sardegna
- Scritto da Effe_Pi
Un racconto di quello che succede ogni fine settimana sui polverosi campi della categorie minori dell'isola, tra sogni e speranze di tanti giovani (e non) sportivi in una "maledetta domenica".
Di Manuel Muscas
Centinaia di calciatori dilettanti sardi continuano anche in questo soleggiato gennaio a portare avanti il loro sogno e coltivano la loro passione, in terreni fangosi o polverosi, che più che campi da gioco sembrano Fazendas della lontana Argentina. Ogni maledetta domenica, un giovane (o presunto tale) “calciatore sardo” (per semplicità lo chiameremo lo stopper) si sveglierà carico d’ansia, sapendo che all’una P.M in punto deve presentarsi nel più rinomato bar del paese, vestito di tutto punto e con occhiali da sole talmente coprenti da far invidia al più premuroso saldatore della Fiat.
Ogni maledetta domenica, “lo stopper” sa che durante il viaggio per arrivare alla trasferta fissata i discorsi riguarderanno tutto tranne un’analisi tecnico-tattica della partita da disputare: gli argomenti saranno tra i più disparati. Dall’esibizione alcolica del trequartista tutto genio e sregolatezza, la notte prima, alla descrizione della marmitta dell’auto che precede. Ogni maledetta domenica si attenderà l’arrivo dell’arbitro, che normalmente viene accolto con una riverenza tale da far invidia al Dottore di paese. L’arbitro, quasi sempre uomo di immensa cultura, sa già che molto probabilmente dovrà accontentarsi di una lunga ma tonificante doccia fredda e rimandare “la giornata della pace” alla settimana successiva.
Ogni maledetta domenica, “lo stopper” saprà di non poter far a meno dei suoi tutori alle ginocchia, praticamente un’impalcatura a sostegno delle prove fisiche, degne dell’addestramento militare israeliano, a cui sottoporrà il centravanti avversario. Ogni maledetta domenica, lo stopper lancerà il pallone più in avanti possibile, nella speranza che un qualsiasi “Van Basten” di provincia faccia quel maledetto goal. Ogni benedetta domenica, ci si stringerà poi la mano a fine partita e l’arbitro, uomo di profonda cultura, avrà in regalo la sua doccia calda.