Trivelle nel Santuario dei cetacei, la Sardegna dice no
- Scritto da Effe_Pi
Denuncia del Grig sulla richiesta di prospezioni nell'area marina da parte di una società norvegese, ora la risposta spetta al Ministero dello Sviluppo economico.
Le minacce all’ambiente sardo non finiscono mai, nemmeno sotto ferragosto e nemmeno nelle aree che sembrerebbero maggiormente tutelate, come quella del Santuario dei cetacei, al largo delle coste dell’isola. Secondo una denuncia del Gruppo d’Intervento giuridico, ripresa con una dura presa di posizione dal sindaco di Stintino, Antonio Diana, ci sarebbe stata una richiesta di prospezioni alla ricerca di petrolio da parte di una società norvegese, proprio per l’area del Mediterraneo preferita dalle balene, che si trova a Ovest delle coste sarde, a una distanza compresa tra i 45 e i 75 km, e con una estensione di circa 20mila kmq.
Una situazione che preoccupa “non poco”, secondo il primo cittadino del paese famoso per spiagge come quella della “Pelosa”, e che metterebbe a rischio “un habitat naturale per il quale ci siamo battuti e a difesa del quale abbiamo anche siglato una carta di partenariato per la sua salvaguardia”. A dover rispondere alla richiesta norvegese sarà il Ministero dello sviluppo economico, che dovrebbe sicuramente tenere conto delle particolari condizioni dell’area, vicina anche alle meraviglie del Parco dell’Asinara, e la speranza è che succeda di nuovo quanto già avvenuto nel 2015, quando il Ministero dell’ambiente, di concerto con quello per i beni culturali, aveva già respinto una richiesta analoga per la stessa area marina.
Tra le possibili conseguenze di questo tipo di ricerche, secondo il Grig, ci sarebbe infatti l’utilizzo nel mare sardo di macchinari “che avrebbero una intensità sonora elevata” e che provocherebbero problemi alle specie di cetacei e tartarughe marine, “con danni devastanti, sia sul piano uditivo che sotto il profilo dell’orientamento. Altrettanto potrebbe ipotizzarsi per le specie ittiche, anche di interesse commerciale”. Per questo, conclude Diana, la posizione è ferma, anche come rappresentante del Parco Nazionale, perché “non è possibile ipotizzare interventi di questo tipo in zone che rappresentano aree marine protette di interesse mediterraneo”.
Foto: Pixabay | CC0 Public Domain