Ambiente: veleni a Porto Torres in prescrizione
- Scritto da Effe_Pi
Cadono in prescrizione le accuse ai dirigenti del petrolchimico sardo per l'inquinamento davanti alla darsena.
Ancora una volta nessun colpevole per l’inquinamento ambientale, in particolare quello di Porto Torres, una delle zone della Sardegna maggiormente esposte per la presenza di stabilimenti “a rischio”. Infatti, per i veleni scaricati in mare da alcuni impianti dell'ex petrolchimico fino al 2006, attraverso le fogne dello stabilimento, non pagherà nessuno. Stamattina il Gup (Giudice delle udienze preliminari) del tribunale di Sassari, Carla Altieri, ha dichiarato prosciolti gli imputati per intervenuta prescrizione. Escono quindi indenni dal processo Gianfranco Righi (allora rappresentante legale Syndial), Guido Safran (rappresentante legale Sasol), Diego Carmello e Francesco Maria Apeddu (rappresentante legale e direttore stabilimento Ineos).
Gli ex dirigenti del petrolchimico erano accusati di avvelenamento colposo del mare di La Marinella (lo specchio davanti allo stabilimento di Porto Torres), disastro ambientale colposo e violazione delle norme che fissano quali sostanze possano essere smaltite attraverso gli scarichi industriali. In mare - fu accertato - erano finiti per anni flussi di cadmio, mercurio, Pcb (il letale policlorobifenile), e ancora benzene, rame, zinco, cianuri. Sostanze che avrebbero avvelenato i pesci e la flora della Darsena.
L'inchiesta della Procura era partita dopo un blitz compiuto nel 2003 dagli esponenti indipendentisti di Irs, guidati dal leader Gavino Sale, nella collina di Minciaredda, ribattezzata "la collina dei veleni". Erano poi state le condizioni di alcuni scarichi che portavano i flussi di scarti nella rete fognaria del petrolchimico, a far ipotizzare al primo titolare dell'inchiesta, Michele Incani, che i padroni della chimica a Porto Torres avessero volutamente avvelenato acqua e pesci, e perciò aveva contestato loro reati dolosi, da Corte d'assise. Ma qui il processo - era il luglio 2012 - si era arenato di fronte a un difetto procedurale, le carte erano tornate alla Procura e il nuovo assegnatario del fascicolo, il Pubblico ministero Paolo Piras, aveva cambiato impostazione giuridica. I quattro imputati erano stati quindi accusati di reati colposi: una differenza di pena massima, ovviamente in caso di condanna, che sfiora i 15 anni. Il nuovo processo rischiava però sin dall’inizio, visti i tempi della giustizia, di non arrivare mai in Tribunale, come poi è accaduto proprio oggi.