Regionali 2014: Relazioni con gli altri enti locali
- Scritto da Marco_Calaresu
Verso la Sardegna dei comuni: più (confuso) decentramento per tutti?
I programmi elettorali costituiscono un’importante piattaforma conoscitiva delle posizioni ideologiche e dell’offerta politica alla vigilia delle elezioni. Diversi siti web, ad esempio, offrono la possibilità agli elettori di misurare la propria “distanza” da tali proposte, collocandosi all’interno dello spazio politico. I “programmi” costituiscono una risorsa anche per i politologi, che sono così in grado di individuare l’insieme delle soluzioni proposte dai candidati per correggere un fallimento, reale o percepito, o del mercato (inteso in senso economico) o della governance.
Gli strumenti di policy, in questa prospettiva, sono i mezzi e i meccanismi effettivi attraverso cui chi si candida a ricoprire incarichi di natura politica, si propone di realizzare i programmi messi in campo proprio per risolvere i suddetti fallimenti. Ma allora l’immaginazione è l’unico limite per chi si occupa di scrivere i programmi elettorali, oppure è possibile operare delle valutazioni sulla qualità degli stessi? Anche se la maggior parte degli economisti tende a interpretare la scelta degli strumenti come un esercizio tecnico, il processo che dà forma e sostanza ad una proposta o decisione di governo comporta una scelta non neutrale, in grado di per sé di determinare il successo o il fallimento della politica. Una proposta che possa ambire, nella fase post-elettorale, ad essere trasformata in una policy di successo richiede infatti che: 1) gli scopi (policy aims), 2) gli obiettivi specifici (policy objectives) e 3) i bersagli (policy targets) della politica siano coerenti tra loro e che 4) siano previsti strumenti congruenti e adeguati alla loro realizzazione.
Sulla base dei requisiti suddetti, è possibile avanzare qualche considerazione sulla qualità delle proposte in materia di riforma della governance locale e del rapporto tra Regione ed enti locali.
In primo luogo, possiamo rilevare una tendenza generalizzata ad enunciare e ad enfatizzare gli scopi, e gli obiettivi specifici della politica, rispetto ai bersagli e agli strumenti attraverso i quali la si vorrebbe implementare. Detto altrimenti, i programmi analizzati ci informano sul cosa i candidati dichiarano di voler fare, ma poco o nulla sul come (tempi e modi) intendono farlo. Su queste basi, è difficile operare una valutazione della coerenza dei programmi sui vari livelli di analisi, e tanto meno sulla congruenza e l’adeguatezza degli strumenti che si vogliono utilizzare. Tuttavia, la carenza di indicazioni relative ai bersagli e agli strumenti della politica, può essere considerata come un segnale della scarsa qualità complessiva delle proposte.
In secondo luogo, sul piano degli scopi e degli obiettivi, possiamo notare che quasi tutti i programmi, immaginando un ipotetico asse formato dalla coppia accentramento/decentramento, si collocano più vicini al polo “decentramento”. Nell’ottica della volontà di conferimento di maggiori poteri in favore della “periferia”, rispetto al “centro”. In particolare, il bersaglio della politica è identificato nei Comuni e nelle Unioni di comuni, con la variante della Città metropolitana. Gli enti “periferici” si vedono così assegnare poteri discrezionali – sottratti allo Stato e/o alla Regione e alle Province, considerati come attori “centrali” – che vanno dalla capacità di elaborare propri strumenti di pianificazione nelle fasi progettuali, a quella di decidere gli interventi grazie ad autonome fonti di finanziamento e poteri di spesa, alla possibilità di coordinare e implementare i servizi offerti al cittadino, alle associazioni e alle imprese. Il “decentramento” è considerato, così come la “partecipazione” di cittadini e forze sociali alla cosa pubblica, un antidoto agli “sprechi”, all’eccesso di “burocrazia”, alle inefficienze, alle diseguaglianze e alla scarsa efficacia della pubblica amministrazione e della politica, intesa sia come potere legislativo che come esecutivo. Per questo, se le enunciazioni programmatiche intendono a livello di scopi e di obiettivi migliorare la qualità della democrazia, sul piano dei bersagli specifici sono proprio il Consiglio e la Giunta regionale, con le sue “diramazioni” (enti intermedi e strumentali, direzioni, società di servizi, ecc.), a costituire il principale oggetto dell’attenzione riformatrice dei candidati.
In terzo luogo, è possibile abbozzare una valutazione degli strumenti con i quali i protagonisti elettorali intendono realizzare i programmi. La loro scelta poteva ricadere su strumenti di tipo volontario (ad es. la famiglia e le organizzazioni di volontariato), coercitivo (come regolazione ed erogazione diretta), e di natura mista (tra gli altri, informazione e sussidi, tasse e tariffe). Nella maggior parte dei casi i programmi fanno riferimento a strumenti coercitivi, quali l’introduzione di una legge per la valutazione preventiva delle leggi regionali, per limitare i mandati dei consiglieri regionali, o l’istituzione di obblighi come la spending review per la sanità. Questo sembra essere in contrasto con il richiamo alla partecipazione e la volontà di coinvolgere i cittadini nei processi decisionali.
L’impressione è che la qualità dei programmi sia inficiata dalla mancanza di proposte politiche sufficientemente articolate per stabilire in che modo e con quali tempi si intendono realizzare, relativamente alla policy di riforma della governance locale, gli scopi e gli obiettivi presentati.
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TABELLA RIASSUNTIVA
Cominciamo il domani | La coalizione di centrosinistra sul piano degli scopi astratti della politica di riforma della governance locale (policy aims) si propone di “disegnare un sistema di gestione associata delle funzioni e dei servizi” tra comuni ed ente Regione, con l’obiettivo specifico (policy objectives) di “sostenere l’offerta di servizi di qualità nonché di realizzare un’adeguata animazione e promozione economica e sociale dei territori”. I bersagli specifici (policy targets) sono in particolare i piccoli comuni, che devono essere messi in grado di ottenere, attraverso “collaborazioni intercomunali”, un’aumentata “capacità contrattuale”, di investimento e di erogazione dei servizi, al fine di poter disporre di “una maggiore quantità di risorse economico finanziarie, strumentali e tecniche”. Gli strumenti di policy selezionati per raggiungere l’obiettivo sembrano essere di natura mista (ad es.: istituire obblighi di natura top-down come la spending review per la spesa sanitaria, con l’allargamento bottom-up della partecipazione al processo legislativo). Un ruolo importante viene altresì delineato anche per l’istituenda “città metropolitana”, attraverso mansioni di coordinamento delle politiche pubbliche – in sostituzione delle province – in “settori strategici”, quali “infrastrutture, sviluppo economico e servizi pubblici”. |
Fronte Indipendentista Unidu | Il programma del FIU articola gli scopi astratti (policy aims), della politica di riforma della governance locale, sul piano della lotta “agli sprechi delle caste e delle clientele”, e dell’abbattimento dei privilegi dei rappresentanti politici regionali. A livello degli obiettivi specifici (policy objectives), si propone di conferire ai comuni “maggiori poteri di gestione”, attraverso il “decentramento” e la “capillarizzazione degli uffici e dei servizi”. Proprio i comuni sembrano essere difatti il bersaglio specifico della politica (policy targets), con l’affidamento all’ente territoriale in questione della gestione diretta delle strutture scolastiche e del sistema di infrastrutture in precedenza affidato alle province. Alle “unioni di comuni” si intende invece affidare le competenze dei “Consigli di amministrazione delle strutture territoriali” ad oggi esistenti, con annullamento del sistema di deleghe esterne della Regione. Gli strumenti di policy indicati per la realizzazione del programma sembrano essere principalmente coercitivi. Tra di essi è possibile individuare l’introduzione di una legge elettorale basata sul sistema proporzionale puro, il taglio degli stipendi del Presidente, dei consiglieri e degli assessori, e l’abolizione dei rimborsi delle spese ai gruppi, oltre che della diaria e dei cosiddetti “gettoni di presenza”. |
Movimento Zona Franca | Il programma della “Lista Movimento Zona Franca” indica come decisiva – sul piano degli scopi astratti della politica di riforma della governance locale (policy aims) – la riduzione dei costi della politica, e una più diffusa partecipazione popolare alla “cosa pubblica”. Obiettivo specifico del programma (policy objectives), sembra essere quello di restituire la gestione dell’acqua ai Comuni, e di “rivedere” l’applicazione della Legge nazionale “Galli” n.36 del 1994 sulla gestione integrata del servizio idrico. Oltre agli stessi Comuni, i bersagli specifici della politica (policy targets), paiono essere i singoli consiglieri regionali della Sardegna, cui verrebbe imposto, attraverso lo strumento legislativo, il limite massimo di due mandati. Lo strumento di policy normativo, inoltre, verrebbe utilizzato anche per introdurre referendum popolari propositivi. |
Sardegna Possibile |
Il programma elettorale di “Sardegna Possibile” a livello degli scopi astratti della politica di riforma della governance locale (policy aims), si propone di “migliorare la qualità della vita democratica” della Sardegna, interrompendone la “condizione di dipendenza in tutte le sue articolazioni”. Scendendo a livello degli obiettivi specifici (policy objectives), è possibile notare che, se da un lato si intende censire lo “stato di vitalità e continuità” di tutte le più importanti filiere produttive dell’Isola, facendo leva sulla “cultura del dato di partenza”, dall’altro si ambisce all’applicazione diffusa del metodo partecipativo. Il bersaglio specifico (policy targets), del combinato disposto tra “cultura del dato” e “partecipazione”, sono anzitutto la “burocrazia” o per meglio dire l’amministrazione regionale (assessorati, gli “enti intermedi e strumentali di ogni ordine e grado e in qualsiasi modo partecipati e/o controllati”). In quest’ottica, gli strumenti di policy che si intende adottare sono sia di natura normativa (ad es.: leggi che obblighino a certe condizioni chi amministra a istituire processi partecipativi), che incentivi di natura finanziaria e di supporto logistico all’azione degli enti locali e delle imprese (ad es: rafforzamento sistemi informativi open data e open gov). |
Schiena dritta, testa alta | Il programma della coalizione elettorale “Schiena dritta testa alta” – prevede per la politica di riforma della governance locale, sul piano degli scopi astratti (policy aims), la costruzione di un “sistema delle autonomie locali sarde”, finalizzato a trasformare la Sardegna in una “regione dei Comuni”. Il più importante obiettivo specifico (policy objectives), che la coalizione si propone di realizzare, è quello di “sancire la pari dignità istituzionale della Regione e dei Comuni”, riconfigurando il sistema delle autonomie locali in modo da realizzare “una struttura a rete”. Agli stessi Comuni, veri destinatari dei bersagli specifici della politica (policy targets), viene assegnata la funzione di erogare i servizi e l’esercizio delle funzioni pubbliche “in tutti i settori”, oltre che il compito di coinvolgere imprese, sindacati, terzo settore, e più in generale “le forze sociali”. Gli strumenti di policy indicati per realizzare il programma sembrano essere strumenti di natura preminentemente normativa, come ad esempio la riscrittura dello Statuto regionale, con il coinvolgimento diretto degli enti locali. |
Ugo Cappellacci presidente | La coalizione di centrodestra si propone sul piano degli scopi astratti della politica di riforma della governance locale (policy aims) di ridurre i costi della politica, le “lungaggini burocratiche” e gli sprechi, che si “ripercuotono negativamente sullo sviluppo, sulla competitività e sulla qualità della vita”. L’obiettivo specifico (policy objectives) è quello di riformare l’ente Regione “al suo interno” e “nei rapporti con il sistema degli Enti locali”. I bersagli specifici (policy targets) sembrano essere l’amministrazione regionale e le sue strutture gestionali e in particolare, la loro organizzazione interna ed i loro rapporti con l’esterno. I principali strumenti di policy indicati nel programma elettorale paiono di natura normativa: si punta infatti all’approvazione di una legge “anti burocrazia”, all’introduzione di una legge per la valutazione preventiva delle leggi regionali, alla riforma delle competenze della Giunta e alla riduzione del numero degli Assessorati, oltre che delle strutture gestionali. |
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