INtervista a Ivano Cuccu, CD
- Scritto da Effe_E
Le INterviste di IteNovas.com sulle elezioni regionali del 2014.
4 Domande, sempre le stesse per tutti i candidati, sui temi caldi di questa campagna elettorale.
1) Che cosa ritiene di poter fare in consiglio regionale di diverso da quanto fatto finora?
I problemi della Sardegna sono così drammatici e le risposte diventano difficili se non proibitive. Ritengo, comunque, in questo preciso momento Storico, di poter contribuire a una nuova immagine del Consiglio Regionale.
Il risultato della legislatura appena passata va inquadrata nel disastro generale della politica, in cui l’impegno è stato concepito in maniera interessata, quale strumento di acquisizione e conservazione del potere, e non come mera passione civile al servizio del popolo. Il cittadino comune fa ormai una grande fatica a fidarsi della politica, proprio perché, sempre più spesso fra gli ingredienti della politica vi è il compromesso etico, lo scambio illecito, il malaffare.
L'onestà non è la sola componente, per fare bene politica e non basta essere onesti, occorrono naturalmente tante altre qualità, che personalmente ritengo di aver dimostrato nel breve periodo di amministratore della mia città.
2) Emergenza lavoro: un solo provvedimento che la regione può fare in tempi brevi.
In Sardegna, il lavoro è la vera emergenza, in particolare per i giovani. Questo il nostro programma a riguardo, con Francesco Pigliaru Presidente. Sono due gli interventi prioritari: un piano industriale di re-industrializzazione selettiva, definendo i settori considerati strategici, e su tali settori agire per evitare la dispersione di un enorme patrimonio di professionalità e di competenze, frutto del lavoro d’intere generazioni. Sarà nostro, il compito di avvicinare al lavoro, l’istruzione e la ricerca, a tutti i livelli e in tutte le sue forme, per portare più conoscenza nei luoghi di lavoro…
“Noi vogliamo formazione orientata alle esigenze dei territori, formazione per la nautica o l'agroalimentare”… “Non abbiamo soldi da buttare al vento, ma da investire per dare alle persone una speranza e alle imprese, lavoratori preparati”. “Lavoro subito, con un Piano straordinario per l'edilizia scolastica”.
3) Autonomia, sovranismo o indipendenza? E perché?
Se con il termine sovranismo s’intende la riconquista della sovranità da parte del popolo, potrei riconoscermi in questo termine. Se al contrario il suo significato viene accostato al termine indipendenza politica e geografica, non lo condivido.
In questi ultimi anni è nata in molti Sardi l’idea di poter “fare da soli”, una prospettiva, secondo il mio parere, non applicabile, per il semplice fatto che nella maggior parte dei cosi detti indipendentisti non vige la stessa idea di “indipendenza”. Non solo, se esaminiamo i risultati in tal senso, al momento sembra ci siano appena il 10% dei Sardi, cioè circa 160.000 abitanti, convinti del fatto che l’indipendentismo sia la soluzione ai mali della Sardegna.
Non dobbiamo dimenticare, che dal 1948, l´articolo 116 della Costituzione ha previsto speciali condizioni di autonomia per la nostra regione, disciplinando il potere di legiferare in maniera esclusiva su alcune materie elencate dallo Statuto (ordinamento degli enti locali, edilizia urbanistica, agricoltura e foreste). In altre materie (come sanità, assistenza pubblica), la Regione può legiferare nell’ambito dei principi stabiliti con legge dello Stato. Tali competenze sono state di recente ampliate dalla Riforma del Titolo V della Costituzione che, nel confermare la posizione costituzionale di autonomia speciale, attribuisce alla Sardegna nuove materie (ad esempio, ricerca e formazione professionale).
La realtà della Sardegna è una realtà unica, anche perché così differente al proprio interno, quindi richiede competenze che raccolgano e razionalizzino, in una visione unitaria, le domande da portare allo Stato. Le normative riguardanti l’autonomia sussistono, nostro malgrado abbiamo costatato che esiste anche una visione del potere legato alla corruzione in varie sfaccettature. Solo il superamento di questo modo di intendere la politica decreterà la conquista vera e propria di un nuovo modo di concepire L’AUTONOMIA della nostra terra. Questo, è il solo mezzo per il popolo Sardo, di conquistare la Sovranità, che al momento, appare perduta.
4) Qual è la novità di queste elezioni? Perché un sardo deluso dovrebbe tornare alle urne?
Partendo dalle cose concrete, anche in questa competizione, vediamo grandi proclami, improntare la campagna elettorale fatta di belle foto, manifesti, promesse che svaniranno come il solito. E lo sappiamo tutti, che la crisi sociale ed economica delle famiglie spingerà molti Sardi a non partecipare alle elezioni, o peggio ancora ad aggrapparsi ai “soliti noti” da cui sperano di ricavarne qualche privilegio personale.
Mi sono soffermato in tutti gli 88 comuni della provincia di Oristano, la sofferenza, le difficoltà e la solitudine delle persone è stato il primo scoglio da superare per instaurare un dialogo costruttivo... Molti continuano ad ascoltare le sirene, anche se con grande sorpresa, gli abitanti dei piccoli centri, mi hanno espresso il desiderio di riaprirsi e dialogare, mettersi in gioco, scommettere sulle piccole cose.. Sono ormai stanchi dei piccoli uomini dalle grandi promesse. In queste persone c’è la fierezza di famiglie che non si presentano al cospetto del “grande politico” per farsi pagare l’ultima bolletta o che partecipano indifferentemente ai vari spuntini elettorali, per il gusto di festeggiare, anche se nel quotidiano, non hanno molto da presentare sul loro tavolo.
Il mio impegno di questi mesi è cominciato da queste piccole storie, ascoltare le persone, non prestare assistenza o peggio ancora pura elemosina per procurare Voti. Il mio compito, attraverso progetti mirati, sarà quello di lavorare per creare piccole soluzioni che portino a risolvere il male quotidiano di tanti sardi, coinvolgere chi è in difficoltà, senza costruire egoismi o inventare giardini di delizie che non esistono.
Il mio impegno sarà improntato ad adottare interventi sulla famiglia, sul lavoro, in modo da costruire opportunità per tutti, e riuscire ad essere credibile come politico e come cittadino.
Il cittadino Sardo deve tornare alle urne, perché deve assumere nuovamente la colpevolezza di scegliere. La politica segna la nostra vita e non si può restare a guardare. La Sardegna ha bisogno di un cambiamento netto, a cominciare da coloro che nelle istituzioni hanno la responsabilità di rappresentare il popolo. Il 16 febbraio la parola ai Sardi, che decideranno, o delegheranno a pochi chi dovrà rappresentarli e governarli.
Ivano Cuccu
Lista di appartenenza Centro Democratico
Coalizione Centrosinistra
Presidente sostenuto Francesco Pigliaru
Circoscrizione di Oristano