Inchiesta su greggio dell’Isis, coinvolta la Saras
- Scritto da Effe_Pi
Inchiesta della procura di Cagliari su un presunto traffico di petrolio dallo Stato Islamico, e intanto avviate le procedure di Cassa integrazione per 1300 lavoratori.
È bufera sulla raffineria Saras di Sarroch, al centro di una indagine della procura di Cagliari e per l'avvio delle procedure di cassa integrazione per i 1.300 lavoratori. A Piazza Affari il titolo della società controllata per il 40% dalla famiglia Moratti ha subito un calo del 7,6% a 0,48 euro. La raffineria, una delle più grandi in Europa e delle più avanzate in termini di complessità degli impianti, è al centro di una indagine della direzione distrettuale antiterrorismo sarda su un presunto traffico di petrolio.
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L'inchiesta, in corso da cinque anni, ha portato nei giorni scorsi alle perquisizioni effettuate nelle sedi della società di Sarroch e Milano, dove la Guardia di finanza ha raccolto 18 quintali di documenti. L'ipotesi su cui stanno lavorando i pubblici ministeri Danilo Tronci e Guido Pani riguarda il presunto arrivo nella raffineria di Sarroch di barili provenienti dallo stato islamico - partendo dall'Iraq e passando dalla Turchia - acquistati a prezzi estremamente convenienti. Nel fascicolo si ipotizzano i reati di riciclaggio, falso e reati fiscali, mentre nel registro degli indagati sarebbero finiti i vertici aziendali.
Saras respinge "fermamente ogni associazione del nome della società al contrabbando di petrolio e di carburante, in quanto del tutto priva di fondamento e lesiva della immagine propria e dei collaboratori del gruppo". La società è comunque a "disposizione nella piena consapevolezza della bontà e della trasparenza delle operazioni effettuate dal gruppo". Vicinanza alla società è stata espressa dal presidente di FederPetroli, Michele Marsiglia, il quale ricorda come nel 2015 "fummo noi stessi ad escludere qualsiasi rapporto tra depositi e raffinerie italiane con il Daesh ed altre organizzazioni non ufficiali e terroristiche ci sorprenderebbe apprendere di operazioni diverse". Ma sull'impianto si è abbattuta anche la tegola della cassa integrazione per 1.300 lavoratori a causa del trend negativo del comparto petrolifero, piegato dalla crisi del Covid. "Lo stato di crisi alla Saras? È una bomba sociale: bisogna convocare subito un tavolo in Regione", afferma Michele Ciusa, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle. "Oltre ai dipendenti interni -aggiunge - questa notizia interessa le sorti di tutti quei lavoratori impiegati mediante le ditte aggiudicatarie degli appalti".
Foto | Pietro Zanarini su Flickr