Alluvione: colpiti 60 comuni in sei province
- Scritto da Effe_Pi
Da Olbia a Terralba fino a Orgosolo e Orosei, in molte zone continua l'emergenza per i danni causati da Cleopatra.
Sono 60 i comuni sardi colpiti dall'alluvione di lunedì scorso, secondo il commissario delegato all'emergenza, Giorgio Cicalò, che ha emesso un'ordinanza per l'esecuzione "degli interventi urgenti la cui mancata attuazione potrebbe compromettere la pubblica incolumità, ovvero pregiudicare le operazioni di soccorso ed assistenza alla popolazione". In particolare, "fatti salvi ulteriori rilievi e ricognizioni che potranno dar luogo alla modifica dell'elenco stesso", i comuni finora sono undici nella provincia di Olbia Tempio, sedici in quella di Nuoro, dieci ad Oristano, otto nella provincia di Cagliari e altrettanti in quella del Medio Campidano, mentre sono sette nell'Ogliastra. In Gallura sono Arzachena, Berchidda, Buddusò, Golfo Aranci, Loiri, Porto San Paolo, Monti, Olbia, Oschiri, Padru, Sant'Antonio di Gallura, Telti. Nel nuorese si tratta di Bitti, Dorgali, Galtellì, Irgoli, Loculi, Lodé, Lula, Nuoro, Oliena, Onanì, Onifai, Orgosolo, Orosei, Posada, Siniscola, Torpé.
I dieci dell'oristanese invece sono Gonnostramatza, Marrubiu, Masullas, Mogoro, Palmas Arborea, San Nicolò D'Arcidano, Simaxis, Solarussa, Terralba, Uras, mentre nel cagliaritano si parla di Armungia, Ballao, Decimoputzu, Escalaplano, Siliqua, Vallermosa, Villaputzu, Villaspeciosa e nel Medio Campidano di Gonnosfanadiga, Guspini, Pabillonis, San Gavino Monreale, Sanluri, Sardara, Villacidro, Villanovafranca; infine, i sette comuni ogliastrini sono Arzana, Lanusei, Seui, Talana, Tortolì, Ussassai e Villagrande Strisaili. In ogni caso, la Protezione civile continua a ricevere accuse da più parti: le ultime arrivano dal Rea, il sindacato delle emittenti locali italiane, che ha scritto una lettera al viceministro dello Sviluppo economico, Antonio Catricalà e al presidente dell'Agcom, Angelo Marcello Cardani. L'organizzazione dice che "se la Protezione civile avesse avvisato subito le emittenti e le radio locali private, come stabilisce il protocollo governativo previsto dal Circuito Nazionale Informazione Emergenza (Cnie), le cose in Sardegna sarebbero potute andare diversamente". Dal 28 settembre 2004, aggiunge il Rea, sono trascorsi tanti anni "ed ancora questo protocollo rimane 'vuoto', nonostante le tragedie degli ultimi tempi in Abruzzo ed Emilia Romagna". Insomma, l'allerta non sarebbe stata diramata sui media come dovuto, favorendo la sua sottovalutazione da parte della popolazione, considerato anche che è stata trasmessa ai comuni di domenica, quando tutti gli uffici che avrebbero potuto informare tempestivamente gli abitanti erano chiusi.
Le polemiche però non riguardano solo l'apparato statale ma anche le istituzioni sul territorio, come ad esempio il comune di Terralba, duramente colpito dall'ondata di maltempo, per essersi schierato contro il Piano stralcio delle fasce fluviali da adottare negli anni scorsi, che riguardava la messa in sicurezza delle zone caratterizzate da particolare rischio idrogeologico ed era previsto anche dall’Unione Europea, con una direttiva dell’ottobre 2007 (la 2007/60/CE, poi recepita dal decreto legislativo 49 del 23 febbraio 2010), che chiedeva di predisporre una valutazione del rischio alluvioni e una successiva pianificazione per contenerlo. La forte opposizione della popolazione avrebbe spinto le istituzioni locali ad opporsi al Piano, anche se in un comunicato i rappresentanti del comune di Terralba scrivono ai media per "trasmettere tutto il nostro rammarico e la nostra rabbia per come la situazione del nostro paese è stata dipinta dalla stampa e dalle televisioni italiane. I nostri concittadini e la nostra amministrazione sono stati accusati di aver dato priorità ai loro interessi economici a scapito della messa in sicurezza del territorio che, vorremmo ricordare, è il territorio sul quale la nostra comunità ha scelto di fondare la propria vita e costruire il proprio futuro e quindi chi, più di noi, vorrebbe saperlo sicuro e vivibile?". Gli amministratori, che nel 2012 hanno vinto le elezioni con un lista civica di centrosinistra, ricordano che "il Piano stralcio della Regione Sardegna dichiarava quasi tutto il paese e la campagna al massimo livello di rischio idrogeologico", ma la cittadina non si sarebbe opposta ai vincoli idrogeologico, limitandosi invece a commissionare "all’istituto IPROS di Padova l’elaborazione di un altro piano che individuasse con precisione le aree a rischio, svincolando quelle aree del territorio comunale che nella realtà non correvano il rischio di essere colpite dalla furia delle acque in caso di calamità naturale". Secondo il sindaco Pietro Paolo Piras e i componenti della sua giunta, la natura ha dato loro ragione, mostrando come "queste aree, vincolate nel Piano della Regione, non siano state minimamente colpite dall’alluvione dei giorni scorsi, alluvione che, oltretutto, è stata di portata inimmaginabile o comunque sia, mai vista nella nostra zona".
Sul fatto che le pioggie dei giorni scorsi, per quanto eccezionali, siano senza precedenti, non è invece d'accordo il geologo dell'Anpas (una delle più grandi associazioni nazionali di volontariato in Italia) Carmine Lizza, secondo il quale "la cattiva o l'errata comunicazione, anche durante le fasi di emergenza e la totale assenza di formazione sul da farsi durante le fasi critiche, ha peggiorato il bilancio di un fenomeno che, per quanto estremo, non è stato unico. Senza scomodare gli eventi degli ultimi anni, la stessa Sardegna, nell'autunno del 1951, è stata oggetto di precipitazioni molto più intense: caddero fino ad oltre 500mm di pioggia in 24 ore, 1000 in due giorni e 1400 in tre giorni". Rispetto a sessant'anni fa, però, cosa è cambiato in peggio? Lizza risponde che si tratta della "devastazione del territorio ad opera dell'uomo, a seguito di un'espansione urbanistica selvaggia e non rispettosa delle indicazioni che ci vengono date dalla lettura attenta del territorio. Riguardo alle costruzioni basterebbe applicare le norme riguardanti la pianificazione che non sono dei vincoli inutili, ma strumenti importanti per la corretta gestione della sicurezza del territorio e dei cittadini".