Un progetto per produrre pane carasau con l'internet delle cose
- Scritto da Anna Maria Cantarella
Le nuove tecnologie informatiche permetteranno di migliorare e rendere più efficiente la produzione.
Gli ambiti di applicazione della tecnologia sono pressoché infiniti e c’è chi si è spinto fino alla produzione artigianale di alimenti come il pani carasau. Il progetto finanziato da Mise con quasi 5 milioni di euro vede impegnata l'università di Cagliari per introdurre l'internet delle cose nella produzione del tipico cibo sardo, il 'pani carasau', noto anche come il pane dei pastori. IL progetto prevede che per 36 mesi gli studiosi di quattro diversi dipartimenti dell’ateneo applicheranno le nuove tecnologie informatiche ed elettroniche per rendere efficiente e sostenibile la produzione artigianale del pani carasau. Mediante l’utilizzo delle tecnologie Iot (Internet of Things) gli studiosi puntano a rendere più efficiente e sostenibile la produzione artigianale del pane.
Dalla caratterizzazione chimica alla cottura, fino al confezionamento del prodotto e allo stoccaggio in magazzino, l’Internet delle cose potrà rendere disponibili i dati che servono a comprendere meglio i processi di produzione, estrarre informazioni utili ai processi decisionali, aiutare le imprese a intraprendere percorsi d’innovazione digitale dei business.
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Ma non solo, come sottolineato da Alessandro Fanti, ricercatore del Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica, responsabile del progetto “Iapc” (Ingegnerizzazione e Automazione del Processo di produzione tradizionale del pane Carasau mediante l'utilizzo di tecnologie Iot): “Il progetto proporrà inoltre, l'utilizzo di accurati modelli matematici e di metodologie di calcolo che consentiranno la riduzione del consumo di energia per unità di prodotto e dei costi associati. Inoltre, inserendo nei processi di produzione del pane Carasau nuove tecniche di gestione e tecnologie dell'informazione e comunicazione (Ict) e Internet of Things, con particolare riguardo ai sistemi di tracciamento ottici e a radio frequenza, contiamo di ottenere una caratterizzazione più accurata della filiera produttiva dalle materie prime, ai semilavorati e garantendo così una maggiore qualità del prodotto finale”.
Nel progetto sono coinvolti i ricercatori Piero Cosseddu, Mauro Franceschelli, Giorgio Fumera, Gianluca Gatto, Giuseppe Mazzarella, Giovanna Mura (dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica), Renzo Carta e Massimiliano Grosso (dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali), Alberto Angioni (dipartimento di Scienze della vita e dell'ambiente) e Roberto Baccoli (dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e Architettura).