Indipendentisti: un tavolo nazionale alla ricerca dell’unità
- Scritto da Effe_Pi
Cinque movimenti sostenitori dello Stato sardo cercano la confluenza in un unico soggetto che rilanci la prospettiva indipendentista, sotto lo slogan “Medas, sabios, imparis”.
L’indipendentismo sardo ci riprova: i sostenitori dello Stato sardo, senza compromessi con i partiti italiani e con coloro che hanno accettato di allearsi con questi ultimi, provano a costruire un percorso per (ri)mettersi insieme ed iniziare a lavorare seriamente per l’indipendenza. Il nuovo tentativo (non certo il primo del genere) di costruire un nuovo progetto politico dovrebbe chiamarsi Mesa Natzionale (questa almeno è la mail da cui arrivano i comunicati della segreteria organizzativa) e i suoi promotori hanno indetto una conferenza stampa al T Hotel di Cagliari, per parlare del progetto: i soggetti finora aderenti sono il Fronte Indipendentista Unidu, Gentes, Progetu Repùblica de Sardigna (ProgReS), Sardigna Libera e Sardigna Natzione Indipendentzia, che adottano come slogan “Pro s’alternativa nazionale” ma anche “Medas, sabios, imparis” (tanti, sani di mente e insieme), in contrapposizione al trito luogo comune sui sardi che recita “Pocos, locos y mal unidos” (pochi, pazzi e in lite tra loro).
Ma quali sono le principali differenze che dovrebbero portare questo nuovo rassemblement indipendentista ad ottenere i risultati (politici ed elettorali) sfuggiti finora ai suoi predecessori? I rappresentanti dei vari movimenti hanno individuato quattro punti “forti” di discontinuità: anzitutto servono “dialogo e condivisione” tra le forze politiche, per individuare un “percorso comune” e bisogna capitalizzare “le singole esperienze” (da considerarsi finora divisioni) in una nuova “comunità politica aperta”. Altra intenzione è quella di arrivare ad una “alternativa nazionale” con “una forza plurale” che vada oltre le divisioni sopracitate, ed è considerato fondamentale anche un maggiore “radicamento territoriale” che si dovrebbe ottenere con l’”ascolto delle comunità” ed “iniziative condivise”. Obiettivo, quello di sottrarre la Sardegna alle attuali “marginalità, allo sfacelo, alla speculazione”, senza proporsi come semplice opposizione ad una o l’altra giunta regionale, ma come vera alternativa “al sistema politico italiano”.
Molti i promotori, non solo tra i volti noti del mondo indipendentista ma anche tra gli intellettuali sardi, con in prima fila Francesco Casula e Paolo Pillonca, mentre tra i politici più navigati che chiedono di farla finita con i partiti tricolore c’è ad esempio Claudia Zuncheddu, già consigliera regionale in gruppo con Sel (partito indubbiamente italiano) e successivamente candidata (non eletta) alle successive elezioni del 2014, sempre nelle liste del raggruppamento di sinistra creato da Nichi Vendola. Zuncheddu ha comunque affermato un anno fa che le sue alleanze con la sinistra italica sono state “un’ingenuità politica”, rilanciando la prospettiva indipendentista: afferma infatti che le alleanze con gli “italiani” (al momento portate avanti dai “sovranisti” Partito dei sardi, Irs e Rossomori) “non sono una soluzione” per i problemi dei sardi e per “un processo di libertà, di autogoverno e prosperità economica e sociale, anzi queste alleanze sono un grande problema ed un ostacolo per l'unità del nostro popolo e per la costruzione della Nazione sarda”. L’ex consigliera parla di “un’unica grande forza” che sia capace di “debellare e cacciare dal governo della Sardegna un sistema di controllo sociale, di oppressione, di rapina delle nostre risorse, di negazione dei diritti inalienabili di tutti i cittadini”, ed aggiunge, forse con un pizzico di retorica, che creare il nuovo partito è qualcosa “che oggi ci impone anche la storia”. Alla storia, quindi, il verdetto.