Artigiani sempre in crisi, ma è boom di giardinieri e street food
- Scritto da Effe_E
A causa della crisi, rischiano di scomparire alcune professioni a vantaggio di altre
Da Wired
Sara Moraca
L’artigianato sta vivendo una crisi senza precedenti. Sono molti i settori coinvolti, ma i dati più tragici arrivano dall’edilizia e dai trasporti: nel 2015, le imprese attive sono scese di 21.780 unità, mentre dal 2009 il numero totale è crollato di 116mila.
Altri settori che risentono della crisi sono quello metalmeccanico (-12.556 per i prodotti in metallo e -4.125 per i macchinari) e gli artigiani del legno (-8.076 che diventano -11.692 considerando anche i produttori di mobili).
Nonostante la crisi, ci sono settori che riescono a crescere: parrucchiere ed estetiste (+2.180), le imprese di pulizia e di giardinaggio (+11.370), gelaterie, rosticcerie, ambulanti del cibo da strada o ‘street food’ (+3.290), sono aumentate.
Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, ha dichiarato in un’intervista ad Ansa: ”A differenza degli altri settori economici, l’artigianato è l’unica categoria economica che continua a registrare un netto calo delle imprese attive; infatti, guardando alle imprese non artigiane solo l’agricoltura e l’estrazione di minerali evidenziano una flessione nell’ultimo anno”.
Zabeo mette in luce diversi punti critici: la marginalità che hanno assunto alcune professioni manifatturiere e la chiusura di molte botteghe artigiane, che finisce col causare degrado nei quartieri di riferimento.
A livello regionale, è il sud ad aver patito maggiormente la crisi dell’artigianato: Sardegna (-14,1%), Abruzzo (-12) e Basilicata/Sicilia (entrambe con -11,1) hanno subito le contrazioni più importanti. Negli ultimi vent’anni, nessuna delle 20 regioni ha avuto un bilancio positivo nel settore artigiano; e anche per il 2015 tutte le regioni hanno chiuso con un bilancio negativo.
Stando ai dati Cgia, alcune professioni rischiano anche di sparire: le professioni che hanno subito la riduzione del numero di iscritti più importante sono stati i piccoli armatori (-35,5%), i magliai (-33,1), i riparatori audio/video (-29,4), i lustrini di mobili (-28,6), i produttori di poltrone e divani (-28,4), i pellicciai (-26), i corniciai (-25,7), gli impagliatori (-25,2), i produttori di sedie (-25,1), i camionisti (-23,7) e i falegnami (-23,2).