Crac Epolis: Porsche e pellicce per il Cda
- Scritto da Effe_Pi
L'editore e membri del Consiglio d'amministrazione arrestati per aver usato a fini personali il denaro della società che licenziò 150 giornalisti.
Il disastro di Epolis, il quotidiano nato a Cagliari fallito negli anni scorsi, con il licenziamento di 137 giornalisti, tra cui molti sardi che ancora oggi aspettano di ricevere gli ultimi stipendi, finisce in carcere oltre che in tribunale. Ieri, infatti, è stato arrestato l'imprenditore Alberto Rigotti, che era subentrato al fondatore Nichi Grauso nella proprietà della testata. L'inchiesta ha evidenziato che mentre i giornalisti venivano lasciati a casa e si apriva la crisi, il Consiglio d’amministrazione utilizzava il patrimonio per pagare i creditori della capogruppo Epolis e i suoi membri utilizzavano somme di denaro della società per fini privati.
Tra le spese figurano acquisti per 2mila euro da Dior, per 3mila euro alle pelliccerie Annabella di Milano, per mille euro da Flamant senza contare i due assegni - per un totale di 70mila euro - staccati per pagare una Porsche cayenne e le "elargizioni liberali" da più di 9mila euro effettuate in favore di uno sci club. Insieme a Rigotti sono stati arrestati la vicepresidente Sara Cipollini e il consigliere di amministrazione Vincenzo Maria Greco (gli ultimi due ai domiciliari). Stando alle indagini coordinate dal pm di Cagliari Giangiacomo Pilia, un fiume di denaro sarebbe passato dalle casse della PubliEpolis a quelle di diversi indagati che avrebbero aggravato il dissesto dell'impresa anche truccando i bilanci per nascondere il reale stato delle perdite. L'ennesimo disastro dell'editoria sarda, mentre altre testate come Sardegna1 sono ancora oggi in piena crisi.
"L'ingente dissesto si sarebbe potuto evitare se solo si fossero osservate le comuni regole di prudenza contabile", è la valutazione del gip Pintori che ha firmato l'ordinanza con le tre misure cautelari. Per il giudice la gestione del gruppo, inghiottito da un buco di 130 milioni di euro, è stata caratterizzata fin dalle origini da una serie di anomalie che ne hanno determinato la bancarotta. Tra queste ci sono i pagamenti, per oltre 500mila euro, a una serie di società legate agli indagati e i versamenti, poco meno di 8 milioni effettuati da PubliEpolis in favore di alcuni creditori di Epolis "senza che ve ne fosse una ragione giuridica".