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IL GIARDINO DEI SICOMORI | Capitolo 7 Parte 1

  • Scritto da Luigi Citroni

Un thriller avvincente e dal ritmo serrato ambientato in Sardegna!

IL GIARDINO DEI SICOMORI
di Luigi Citroni
CAPITOLO VII - Parte prima

- Signora Beselasi…potrebbe parlarmi cortesemente degli ultimi giorni di Sandra? Vorrei sapere tutto quello che può ricordare: se prima di sparire l’ha trovata strana o diversa o se insomma ci fosse qualcosa che non andasse. Senza fretta. Prenda il suo tempo…noi siamo qui per aiutarvi-.

Seduto in un salottino al secondo piano di una casa incastrata lungo la strada principale di Santa Croce, Livio Fanti sondava con poca discrezione l’atmosfera intrisa di lutto e tensione tangibile, tra silenzi e occhi spenti di chi il giorno prima dovette seppellire una bara con dentro il corpo martoriato di una giovane figlia. Insieme a lui il passero e il collega, accomodati in poltroncine di pelle beige all’ombra di una finestra dalle persiane quasi del tutto serrate, taccuino in mano e penna pronta per annotare qualsiasi gemito pronunciato anche se per errore.

- So che è difficile- proseguì – ma ci serve sapere tutto quello che ci potete dire. Noi vogliamo prendere chi ha fatto del male a Sandra, ma per farlo ci serve il vostro aiuto-.

Quelle parole, ripetute per l’ennesima volta, non sortirono alcun effetto. Il silenzio dei due genitori rimase invariato fin dal principio, come se parlare, se raccontare qualcosa di chi ormai non poteva più godere del piacere offerto della vita, fosse un sacrilegio. Un insulto alla memoria di chi non c’era più.

Con un sospiro Fanti si alzò dalla sedia, si assentò la camicia ben sistemata dentro pantaloni giallo ocra, e muovendosi su e giù per la stanza continuò il suo fallimentare interrogatorio.

- Allora riprendiamo dall’inizio: Sandra è scomparsa il 17 settembre, giusto? Dopo essere uscita la mattina per le solite commissioni, diciamo così, e poi…non è più tornata a casa…da allora buio! Nessuno l’ha più vista e sentita, sbaglio? –

La madre di Sandra, seduta a pochi metri dall’agente, nella sua seta nera con un rosario stretto tra le mani, a quelle parole fece un gesto di assenso con la testa. Un movimento appena accennato.

- Bene fino a qui ci siamo- disse Fanti – il problema è che voi non ricordate oppure non sapete oppure ancora non volete dire se ci fosse qualcuno da cui Sandra doveva guardarsi le spalle. Dico bene? -

A quelle parole nessuno mosse un muscolo.

Rimasero immobili con lo sguardo rivolto verso il pavimento piastrellato con forme geometriche ben incastonate l’una con l’altra.

- Bene signori…grazie per la vostra collaborazione noi ora togliamo il dist…-

- Ma cosa crede che le possiamo dire noi! – esclamò improvvisamente il padre interrompendo il congedo stizzito dell’agente – qua non è mai successa una cosa del genere. Chi veniva ucciso in passato si sapeva già il motivo e da chi veniva ammazzato anche prima che accadeva. Mia figlia male non ne ha fatto a nessuno. Non frequentava nessuno che non si conosceva in paese, ma è morta lo stesso…e io cosa vi devo dire di più? Non ci cercate niente qua e non trovate niente. Se non avete altre domande la porta sapete dove trovarla- disse infine con una chiara nota di rammarico.

- Aspetti un attimo signor Antonio- disse il passero intromettendosi d’improvviso- queste che vi ho portato sono brave persone mi dovete credere. Sono arrivate da Cagliari per trovare chi ha ucciso vostra figlia. Hanno modi continentali, li dovete perdonare per questo, ma non sono venuti per male. Quello che vi voleva chiedere l’agente Fanti era se avete avuto qualche sospetto o qualche preoccupazione insolita nei giorni passati. Niente di più. Sapete di qualcuno che non si è mai visto prima nella zona? Qualsiasi cosa signor Antonio, poi le prometto che togliamo il disturbo e non ci facciamo più vedere-.

Fanti e Sabatini dall’alto della loro supponenza guardarono il passero con ammirazione. Lo fecero, nonostante tutto, in maniera inconscia, poiché non avrebbero mai concesso onori a uno sconosciuto per il quale non provavano simpatia, ma il suo modo di parlare, la pacatezza con cui riuscì a placare l’irrequietezza del signor Beselasi li lasciò di stucco, e il loro volto non fu in grado di mascherarlo.

Efisio Satta in fin dei conti ci sapeva fare. Nel paese era ben visto e ben voluto da tutti, non perché in passato avesse fatto chissà che di eccezionale, ma perché conosceva a fondo cosa volesse significare discrezione. Sapeva cosa dire come dirlo e quando dirlo, e cosa altrettanto importante sapeva quando stare zitto, poiché il silenzio, spesso, in posti come quelli, vale più di un eloquente discorso.

Alla luce dei fatti Efisio Satta per i due agenti “continentali” pian piano si dimostrava una risorsa non indifferente. Inoltre era del mestiere, conosceva la prassi e quindi sapeva come muoversi tra le acque palustri del crimine.

- Io non so cosa dire a voi…io sono vecchio e non so più niente e non voglio sapere più niente da nessuno adesso… ma sapevo di un uomo- sospirò Antonio Beselasi visibilmente provato – ne avevano parlato al bar e io ero là e avevo sentito. Avevano parlato di questo nuovo uomo di Cristian Mannu, che era arrivato a cercare lavoro, che non aveva casa e gli servivano soldi e roba da mangiare. Non si era mai visto in paese però. Da quello che hanno detto Cristian non lo lasciava scendere dal monte. Gli portava la roba da mangiare e le sigarette e poi bo. Io non ho altro da dire-

- Da quanto è che non vedete Cristian signor Antonio? – chiese preoccupato il passero

- Io non esco molto ormai, non vedo Cristian da molto ma come tante altre persone-.

- Grazie mille, se è tutto ora noi ce ne andiamo e vi lasciamo in pace. Se doveste avere bisogno di noi nuovamente me lo faccia sapere attraverso il baretto di San Giacomo. Così è sicuro possiate trovarci in breve tempo-.

Detto ciò con un gesto del capo, il passero esortò i due agenti a muoversi verso l’uscita. I due si alzarono e abbandonarono la stanza con un minimo di riverenza a loro disposizione per non apparire del tutto fuori luogo, mentre Satta tardò ancora per qualche istante dentro il salotto, in ginocchio dinnanzi alla signora Beselasi, con le mani sulle sue, mentre bisbigliava parole in dialetto a ciò che sembrava essere una statua di sale trapuntata di nero.

Dopo qualche secondo la porta di casa Beselasi si chiuse dietro di loro, e Sabatini come per rigenerarsi da una fatica immane, tirò fuori una Jon Player Special da un pacchetto quasi vuoto, e dopo averla accesa, prese a tirare con avidità ciò che in un batti baleno divenne cenere leggera.

- Dovete essere più rispettosi con questa gente- incalzò il passero muovendo un primo passo verso la strada. – questa è gente che se presa per il verso giusto può dare oro, altrimenti non è possibile tirar fuori nemmeno uno starnuto, e voi…siete sulla buona strada per l’insuccesso. Siete qui da poco me ne rendo conto, non avete nemmeno avuto la possibilità di farvi notare per quello che potreste saper fare, ma qua non siamo in città, qua siamo in un paese di poche anime e bisogna capire come comportarsi. Questo è quello che posso consigliarvi: imparate a essere parte del paese, anche perché forse non ve ne siete accorti ma la gente del posto vi ha già inquadrato-.

- Senti io non sono qua per farmi voler bene da voi, Cristo Santo, che questo sia chiaro. Io sono venuto perché mi ci hanno mandato per lavoro, e chiunque non collabora è da considerare ostile e di intralcio alla giustizia. Non me ne può fregare di meno della vostra omertà del cazzo, dei vostri merdosi codici da caprai di montagna, e sono bastate poche ore per essermi già stancato di voi. Quindi detto ciò ho bisogno di mandare un telegramma al commissario Andreolli per aggiornamenti soprattutto riguardo il luogo dell’omicidio-.

- Lei forse non ha capito- disse il passero rivolto a Livio Fanti – questa gente può aiutarla a risolvere il caso e lei volontariamente ci sputa sopra con il suo atteggiamento da spocchioso. La Sardegna non è di vostro gradimento, magari come le persone che la abitano, questi non sono affari miei, ma qui si parla di una ragazza trucidata senza pietà e quello che dovete fare è trovare il modo migliore per mettere alla sbarra il colpevole, e io vi sto offrendo la possibilità di poterlo fare. Quindi lasciate i vostri modi per quando sarete di nuovo liberi in mezzo alle puttane di periferia e siate professionali-.

Efiso Satta prese così a camminare lungo il marciapiede diretto verso una piccola locanda posta dall’altro lato della strada a meno di cento metri da loro. Lasciò dietro di sé i due agenti che silenziosi lo seguirono con la stessa fedeltà di un cane affamato in cerca di cibo.

- Inoltre sappiate che se il signor Beselasi avesse saputo che gli ospiti che alloggiano nel suo ostello siete voi due, beh…a quest’ora saremmo dovuti andare alla ricerca di un altro posto dove poter farvi passare la notte. Ah quasi dimenticavo, le linee sono interrotte agente Fanti, non posso farla mettere in contatto con il suo commissario-.

- Come sarebbe?!- disse Fanti perentorio – ho bisogno di parlare con i miei superiori, e ho bisogno di farlo il prima possibile…poi dove siamo diretti adesso? –

- Sono desolato ma non posso metterla in contatto con nessuno, le linee sono saltate. È in arrivo una gran bella tempesta. Comunque quello è il locale dove il padre di Sandra ha sentito quelle voci circa un uomo arrivato dal nulla nelle campagne di Cristian Mannu. Quest’uomo oltretutto, Cristian Mannu, frequenta assiduamente il bar e noi stiamo andando proprio là-.