Lavoro e maternità: in Sardegna 600 donne costrette a dimettersi
- Scritto da Paolo Ardu
Lo scorso anno nell'isola centinaia di donne hanno dovuto “scegliere” tra lavoro e maternità. L'ultimo caso, quello emblematico di Roberta Pontis.
Dalle dimissioni in bianco fino ai licenziamenti per maternità gli ostacoli alla progenie in Italia non mancano, nemmeno nella Sardegna sempre più senza figli, con uno dei tassi di natalità più bassi d'Italia. Nel solo 2016 sull'isola sono state oltre 600 le donne escluse dal mondo del lavoro a causa del “fattore M”. Un fattore quello della maternità che porta le donne lavoratrici a dimettersi dal posto di lavoro e quello che lo cercano a nascondere non solo i primi cenni di pancione, ma spesso, durante dei colloqui di lavoro, anche l'idea di mettere al mondo dei figli, di diventare mamme.
L'ultimo caso è quello di Roberta Pontis, dottoressa licenziata dall'Inps con cui aveva un contratto che a causa della maternità non ha potuto garantire. Non solo nelle aziende private, quindi, ma anche negli enti pubblici come l'Istituto nazionale per la previdenza sociale, la maternità è causa di discriminazione, non solo sul posto di lavoro, ma anche per l'accesso allo stesso. Un emblema ma, soprattutto, un paradosso. E il ritorno ad un segno meno.
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Putzolu, consigliera parità: fenomeno comune e odioso. Pronta campagna di sensibilizzazione
Il paradosso sta nel fatto che, sebbene alcuni aspetti più tradizionali e conservatori della società italiana siano stati in parte superati con la storica conquista di diritti da parte delle donne, il mondo del lavoro femminile è rimasto però indietro. E sebbene in altre realtà europee, in Svezia per esempio, lo Stato si occupa non solo dei figli ma anche delle madri, in Italia un'attenzione pari non è la normalità, piuttosto un'eccezione. Che conferma la regola: la gravidanza dai più è considerata una questione privata. Un fenomeno che si consuma nel silenzio più generale. “Sembra un affare privato ma invece è l'affare più sociale di tutti” – stigmatizza Maria Tiziana Putzolu – “perché piega le donne fino alla colpevolizzazione per aver scelto la maternità durante il periodo lavorativo. Un fenomeno molto comune e odioso”.
La Putzolu, esperta di diritto del lavoro e di statistica è la consigliera per la parità di genere designata nei mesi scorsi dalla Giunta regionale. Una figura alla quale dovrebbe fare riferimento chi ritiene, sia nel pubblico che nel privato, di aver subito una discriminazione nell'accesso al lavoro, nello sviluppo professionale, di carriera e nelle condizioni di lavoro in ragione del genere. Un ufficio nuovo questo che però, pur essendo “un presidio pubblico ed istituzionale nella lotta alle discriminazioni di genere sul lavoro” – ricorda la Putzolu – “purtroppo poche donne ancora conoscono e si trovano di conseguenza spesso sole ad affrontare questi problemi. Avvieremo al più presto una campagna di sensibilizzazione rivolta alle donne, alle imprese ed alle istituzioni”.
Foto | Tim McCune su Flickr